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Le tue domande

Data: 23/02/2021
Nome: Ivano
 
Domanda
Buonasera dottore, ultimamente mi sono avvicinato agli scritti di Hillman; mi voglia scusare la domanda un po' riduttiva e semplicistica:
La psicanalisi può aiutare la persona ad individuare le proprie vocazioni, inclinazioni, il proprio daimon? Grazie
Risposta
Gentile Ivano, direi che il fine della psicoanalisi è proprio l'individuazione. Ovvero esattamente ciò che ha scritto lei.
Cordiali saluti.
Data: 03/11/2017
Nome: Daniel
 
Domanda
Salve dottore, mi chiamo Daniel, ho 22 anni. Ho sempre avuto una profonda esigenza riguardo la conoscenza. Sin da piccolo sono sempre stato alquanto introspettivo e, certo, raccontarle ogni dettaglio in questa lettera sarebbe difficile. Cercherò di offrirle una panoramica efficace.
Ho vissuto una paio di volte periodi di fissazione che in qualche modo ho superato, o forse è meglio dire trasformato. Lo scrivo qui ma tuttavia rimane un problema secondario, perché queste: fissazioni etc. non sono altro che conseguenze di qualcosa di profondo. Nonostante la difficoltà capivo che queste cose erano per me un messaggio, mi offrivano un aiuto.

Da piccolo feci un sogno, mi addormentai piangendo per il dolore che gli altri vivevano. Volevo aiutarli, volevo essere disposto a soffrire al posto di tutti gli altri. Nel sonno mi comparve il diavolo (non sono cristiano, né sono ateo), lui mi chiese di seguirlo. Avrei sofferto per l'eternità ma avrei salvato tutti. Provai un terrore enorme in quel momento, scappai. Crescendo mi sono chiuso, non ho mai trovato soddisfazione nelle relazioni con gli altri, seppur non li odiassi. E il problema degli altri è sempre stato per molto importante ma ero divenuto come rassegnato. Vedevo per me una vita in solitudine, da eremita.

Poi mi sono aperto, con una donna, per la prima volta nella mia vita, quasi 2 anni fa (sembra passato così poco). È cambiato tutto. Mi sentivo davvero bene, mi sentivo fluire liberamente, ero fortissimo. Nel mezzo di ciò ho avuto delle fissazioni ossessive (per la seconda volta nella mia vita, un'altra volta mi successe da bambino), Poi ho avuto il mio primo orgasmo e questa sensazione mi ha pervaso per settimane, forse mesi. Le fissazioni sono passate. Ho sentito affiorare dentro me come una parte seppellita da tempo, una parte che è rimasta fragile. Da lì, ho iniziato a provare molto dolore. Il sentire amore dagli altri mi emoziona talvolta "troppo", mi fa provare dolore per molte cose. A volte sembra che non sia un dolore solo mio. Dentro di me sentivo costantemente emozioni forti che sfociavano violentemente (non verso gli altri) in alcuni episodi. È successo anche recentemente.

Le relazioni con gli altri, sono qualcosa che vivo con molta consapevolezza. Quella persona con cui mi sono aperto molto (ma che ha permesso a me di aprirmi a me stesso e a tutti gli altri), si è distaccata e non è riuscita più ad essermi amica. Ma la sensazione di abbandono che ho provato è una sensazione che viveva già dentro di me e che avevo iniziato a provare anche quando ero con lei. Io mi sento così quando osservo il mondo. Sento tanto dolore e sono talvolta molto spaventato da quello che le persone hanno vissuto, vivono e vivranno ancora. Seppur sia la realtà mi sembra assurdo e mi pare che sia così facile evitare le terribili situazioni che affliggono il nostro pianeta. Questo mi procura dolore, a volte il dolore si confonde con il mio dolore "personale" (seppur io pensi che il dolore sia di tutti). Mi manca il respiro, sto male e accade naturalmente che io gridi forte e rabbioso, non ho controllo. È come un gesto di sopravvivenza. Quando questo accade, a ma pare che sia qualcosa che vive dentro di me. Mi spiego meglio: considerando la sensazione che provo, non è che io stia sfogando qualcosa di recente. Come, per esempio, "mi sono collegato profondamente con qualcosa di spiacevole. Quest'empatia è causa di dolore e io piango e grido". È più simile a qualcosa del tipo: "mi sono collegato profondamente con qualcosa di spiacevole. È qualcosa che è negli altri ma è anche qualcosa che vive dentro di me. Ciò risveglia qualcosa di antico che ho nel profondo ed esce in parte fuori". Mi pare che io sia intimamente collegato con ogni cosa sulla Terra e che sia, in piccola parte in grado di sentire questo collegamento. Se riuscissi ad aprire questo collegamento ancor più a fondo, probabilmente starei ancor peggio (già così è davvero difficile da sopportare a volte). Tuttavia io non agisco perché voglio star meglio, se volessi semplicemente star bene, non sarei mai arrivato a sentire tutto ciò che ho sentito e sento. Io agisco perché voglio conoscere me stesso, il mondo. Perché questa è libertà.
Io, per esigenza di esprimermi, le ho fatto conoscere questa piccola analisi ma sono ben aperto a tutto. Portare alla coscienza gli elementi rimossi nell'inconscio è per me importante e so che l'analisi dei sogni è un validissimo strumento. Non sono per nulla un esperto in materia ma mi piace informarmi, leggere e ho trovato molta sintonia con Jung. Io sto cercando qualcuno che comprenda e che voglia aiutarmi. La ringrazio per aver letto fin qui. :) un saluto.
Risposta
Caro Daniel,
la ringrazio per averci permesso di leggere le sue parole e i suoi pensieri. È vitale cercare di essere in sintonia con ciò che ci circonda, ma anche con il nostro mondo interiore, con le fantasie, con i sogni e con tutte le immagini che accompagnano il nostro sentire e le nostre emozioni.
Cari saluti.
Data: 26/06/2017
Nome: stefania
 
Domanda
Salve in quale modo si cura davvero l'anoressia?Quale è la terapia piu adatta?
Io ho fatto psicoanalisi junghiana freudiana psicoterapie varie ma non ne sono mai uscita e ne soffro da più di meta della mia vita
Si può non uscircene mai, è possibile non guarire mai??
Risposta
Gentile Stefania,
non esiste una psicoterapia migliore, o più efficace, di un'altra per trattare l'anoressia, la bulimia o qualsiasi altro disturbo del comportamento alimentare. Tutte le evidenze scientifiche più recenti mostrano però, unanimemente, che l'unico trattamento efficace per i DCA è la psicoterapia, indipendentemente dal tipo di terapia. Ad oggi non vi sono evidenze che cure mediche o farmacologiche siano efficaci nel trattamento dell'anoressia.
Ciò ovviamente non vuol dire che non siano spesso necessarie cure mediche, farmacologiche e nutrizionali, perché evidentemente, in queste manifestazioni cliniche così complesse anche il corpo soffre a causa del disturbo psicologico.
I trattamenti medici, farmacologici e nutrizionali, però non sono "terapie" in senso stretto del termine per questi disturbi, ma corollari al trattamento psicoterapico che è - ripeto - l'unico dimostratosi efficace su basi empiriche.
È possibile guarire, occorre però affrontare, caso per caso, il problema e affidarsi a un terapeuta o un centro specializzato, che operi in equipe con altri professionisti.
Il alcuni casi, può essere indicato il ricovero in strutture residenziali, o in comunità. Più tempo si lascia passare senza cure appropriate, più sarà difficile guarire.
Le suggerisco di leggere questo mio articolo da MEDICITALIA, "Tutto su anoressia, bulimia e DCA": http://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/2369-anoressia-bulimia-dca.html
Cari saluti.
Data: 26/06/2017
Nome: daniela
 
Domanda
Lei ha scritto in un post su facebbok,tratto da un suo libro Il mito dell'anoressia, queste parole:
"Abbiamo bisogno di uscire in modo deciso dalle stanze della psicoterapia per poter davvero curare il soggetto e per curare definitivamente la psiche"
Che cosa intendeva dire in concreto?
Io soffro da moltissimi anni di an.ho fatto infinita psicoanalisi psicoterapie ma nulla..che significa, mi chiedevo, cio che ha qui scritto?
grazie daniela
Risposta
Cara Daniela,
questa frase, che va contestualizzata nel discorso più ampio che ho tentato di argomentare nel libro "Il Mito dell'Anoressia" (2014, Franco Angeli), si riferisce alla necessità di affrontare (e possibilmente curare), non solo il soggetto che porta su di se i segni evidenti del dolore e del disagio (i sintomi), ma anche tutto ciò che contribuisce a creare le condizioni di contesto in cui qui sintomi, proprio quei sintomi, si manifestano nel soggetto. Occorre prenderci cura delle nostre città, del nostro tempo, sempre più scarso, dei nostri sistemi economici, delle relazioni nelle famiglie, nei luoghi di lavoro e di aggregazione sociale; occorre ripensare il nostro sistema di valori, che vuole cittadini-consumatori e non più protagonisti della polis; occorre che la politica si dia come priorità il bene degli individui e non il controllo finanziario della spesa pubblica.
Insomma: "uscire dalla stanza d'analisi" vuol dire immaginare che ad essere ammalato non è solo il soggetto, ma spesso l'intero contesto e la cura non può limitarsi a ri-educare e ri-ammansire l'individuo rispetto ai codici, spesso perversi, di una società il cui fine non sembra più - l'uomo - ma il consumo sfrenato e ormai anche insensato.
Data: 15/06/2015
Nome: triss
 
Domanda
Salve Dott.
Sono giovane, ho 23 anni e dal 2011 soffro di ansia. Più precisamente, all'epoca, fino al 2012 ho sofferto più con attacchi di panico veri e propri a vari disturbi come extrasistoli. Nel 2013 invece l'ansia ha preso una strana piega, ed ho cominciato a soffrire fisicamente. La sensazione d'ansia e irrequietezza che avevo in quei anni si è fatta poco per volta da parte - perché avevo imparato a gestire bene gli attacchi di panico - dando posto a questo disagio che ora mi impedisce di vivere la vita almeno normalmente. In parole povere ho sempre una tensione costante allo stomaco, un peso, una massa vera e propria, come se le viscere fossero diventate di pietra. Ed è una situazione fisica e non una sensazione, visto che è anche tattile. Ho fatto numerose visite, ma a livello gastrico è tutto ok. Questo peso, queste contrazioni, questa continua tensione si ripercuote anche sul cuore, lasciandomi poca aria da respirare e affaticandolo innescando molte volte extrasistoli davvero violente. È come se avessi un qualcosa dentro che non mi so spiegare, tutta la mia vita, la mia sopravvivenza, la mia coscienza si è bloccata in questo punto. È come se il mio corpo stesse solo là, tutto il resto è scomparso: Gambe, braccia, testa, tutto... Proprio perché sono due anni che vado avanti così con questo cruccio che mi impedisce anche di fare semplici passeggiate. Sono attratto dalla psicologia junghiana, e ho letto un libro di James Hillman: Il codice dell'anima. E credo che lei sia la persona che sto cercando per poter aiutarmi. Quindi la mia domanda è: Potete aiutarmi? Inoltre, siccome economicamente sono in gravi difficoltà, se gentilmente può mandarmi un messaggio in privato indicandomi i prezzi le sarei davvero grato. Mi scusi per il lungo messaggio. Buona giornata.
Risposta
Gentile ragazzo,
scusi per il ritardo con cui le rispondo. Una volta escluse cause mediche ai suoi disturbi si può iniziare a considerare una sintomatologia legata a cause psicologiche. Qualunque diagnosi è possibile solo di persona, detto ciò, parlare di "ansia" è probabilmente corretto anche se troppo generico. L'ansia è un sintomo molto comune e legato a praticamente ogni tipo di disturbo o disagio psicologico.
Occorrerà capire meglio il significato dell'ansia e cercare di lavorare su aspetti più profondi che magari le sfuggono e che però possono, se non affrontati, presentarsi nuovamente sotto altre forme sintomatiche o comportamenti che lei non riuscirà mai a spiegarsi del tutto.
Cordiali saluti.
Data: 24/02/2015
Nome: monica somma
 
Domanda
egregio dottore, quanto dura in media un percorso di analisi junghiana? Ci sono delle limitazioni o si può iniziare sempre? Io ad esempio ho 32 anni e ho già fatto psicoterapia ma adesso votrrei iniziare una vera e propria analisi personale.
Risposta
gentile Monica,
non si può stabilire a priori la durata di un percorso analitico, ma in media un'analisi personale junghiana, che è differente da una psicoterapia, può durare non meno di due anni. Ovviamente molto dipende dalla frequenza con cui si tengono le sedute, dalla motivazione personale e dalle attitudini individuali.
Ci sono persone che hanno più facilità a parlare di se, dei propri vissuti, dei loro sogni e ovviamente in questi casi i percorsi possono essere più agevoli.
ciascuno però ha i suoi tempi.
Non vi sono particolari limitazioni, escluse ovviamente alcune attitudini psicologiche individuali e una forte motivazione al lavoro su se stessi, che sono valutate preliminarmente in un ciclo preliminare di 3 o 4 incontri.
Cordiali saluti
Data: 18/10/2010
Nome: Elisa
 
Domanda
Gentile dottore sono una ragazza di 21 anni e da 3 soffro di attacchi d'ansia che mi portano soprattutto vomito, nausea, tachicardia e dolori sparsi.Inoltre questi attacchi sono accompagnati stati di angoscia durante i quali cala la mia auostima e mi sento fragile.Lei potrebbe aiutarmi?
Risposta
sicuramente la posso aiutare, i sintomi che lei descrive sono sintomi molto tipici degli stati ansiosi, per i quali va trovata la causa e vanno risolti, anche in considerazione della sua giovane et.
mi contatti e parliamone quando vuole.
dr. Alessandro Raggi cell.3464143404
Data: 12/09/2009
Nome: giuliana
 
Domanda
l'attacco d'ansia e l'attacco di panico(la paura)puo' portare all'infarto?
Risposta
no, assolutamente no. E' la paura di morire che infatti caratterizza l'attacco di panico, ma non in alcun modo possibile morire per un'attacco di panico.
Data: 04/09/2009
Nome: mina amatore
 
Domanda
Gentile dottore, vorrei informazioni sull' ipnosi riguardo la dieta. E' possibile avere buoni risultati?

Vorrei sapere inoltre se lei la pratica e infine quante sedute ci vogliono.

Grazie per la sua attenzione
Risposta
gentile Mina, l'ipnosi praticata da uno psicoterapeuta abilitato una pratica elettivamente legata a disturbi di natura clinica; in coscienza bisogna dunque nel suo caso valutare se e quali problematiche siano presenti in associazione con la richiesta di un'aiuto alla dieta. Mi spiego meglio: nel caso (ad esempio) di un disturbo alimentare psicogeno, allora mi sentirei di indicarle - anche - qualche seduta d'ipnosi. l'efficacia dell'ipnosi in tali casi statisticamente positiva, il numero di sedute necessarie 訨 variabie, da circa 5 ad un massimo di 15 o 20 nel corso di alcuni mesi (di norma).
Cordialmente.
dr. a. raggi
Data: 23/07/2009
Nome: pino
 
Domanda
gent.dott.Raggi questo mi capita quando sto senza far niente e appena trovo un po di spazio libero su di un foglio o su qualsiasi piano dove si puo' scrivere inizio a fare la mia firma fino a coprire ogni spazio bianco .
la ringrazio anticipatamente
Risposta
Egregio come le ho indicato avrei bisogno di molti dettagli in pi per capire meglio se sia o meno il caso di indicarle di rivolgersi ad uno specialista. Da ci che mi descrive non rieco a comprendere se occorrano o meno indizi di una forma morbosa o pre-morbosa di alcuna natura.
cordialmente.
dr. a raggi